Io non ho mai apprezzato la boxe fino alla lettura di Amodio, lo stupendo libro di Maurizio Fiorino, in cui il pugilato diventa passione, sacrificio, danza…
Ho ritrovato le stesse emozioni giovedì pomeriggio, alla press conference per Floriano Pagliara, in finale per il titolo di campione dei Pesi Piuma.
Floriano, pur dimostrando 20 anni, ne ha già 36… e lotta da quando ne ha 15.
Al momento dell’intervista per la stampa ha mostrato tutta la sua vulnerabilità nel ringraziare di cuore tutte le persone che ha incontrato nella sua vita e che hanno creduto in lui; con le lacrime agli occhi ha aggiunto “sperando di poter vincere, questa non sarà la mia vittoria ma la nostra vittoria“.
Mai avrei pensato di poter provare i brividi, sentirmi formicolare il naso e sentire una calda lacrima rigarmi il viso in occasione di una presentazione del prossimo incontro di pugilato.
Questa emozione mi ha portato ad avvicinarmi a Floriano e fare lui qualche domanda. Sono contenta di poterle condividere con voi.
~ Quando hai iniziato a fare il pugile?
A 15 anni, per caso, sono finito nel sottoscala di un palazzetto vicino a casa mia, a Cecina, e da quel giorno mi sono innamorato di questo sport che tanto chiedeva e tanto ti dava. Nella lotta c’è il sacrificio vero, l’idea che puoi conquistarti tutto quello che vuoi. Più dai e più hai, così come nella vita. Diciamo che dopo un passato un po’ burrascoso, la boxe mi ha salvato rimettendomi in carreggiata. Tutto quello che è successo nella mia vita, compreso l’essere in America, lo devo al pugilato.
~ Come ci sei arrivato in America?
Nel 2006 la mia ragazza per il mio compleanno mi aveva regalato una settimana alla Gleason’s Gym, palestra in cui ci si sono allenati più di 130 campioni del mondo. Ero in vacanza per Natale e Capodanno e da quel momento non ho fatto che pensare a come poter tornare. Nel 2008 dopo una bruttissima sconfitta in Italia, ho pensato di venire qui per giocarmi l’ultima carta, che poi si è rivelata essere solo l’inizio di quello che io pensavo essere la fine. Le vittorie più belle sono avvenute da quando sono qui (titolo del mediterraneo IBF, campionato italiano super piuma e questa finale). L’America ti fa crescere, o cresci o non c’è spazio per te.
~ Cosa ti dà e cosa ti toglie la boxe?
Mi toglie forse la vita mondana ma mi dà tutto il resto, quello che sono oggi. Anche quello di conoscere persone bellissime che credono in te al di là dei fini economici; vogliono vedere nei tuoi occhi la felicità del realizzare il sogno ed essere parte di quel sogno.
~ Sei sempre con la stessa ragazza di cui parlavi prima? [Non posso farci nulla, la curiosità è femmina 😀 ]
Si, certo. È la donna della mia vita, è lei che mi ha dato l’America. Oggi è la mia nutrizionista, Stefania Fuselli, è parte del mio team.
~ Una parola per la boxe:
VITA.
~ Cosa vuol dire per te Vivere New York?
Fare un’esperienza di vita, crescere mentalmente e caratterialmente. Non vieni a NY per conoscere una città, ci vieni per scoprire il mondo. Ci sono quartieri interi popolati da persone che ancora vivono secondo la tradizione e la mentalità della Nazionalità d’appartenenza.
~ Ti manca l’Italia? Se sì, cosa ti manca?
Mi mancano tantissimo tutti i miei cari. L’Italia è sempre nel mio cuore. Io mi ritengo un progressista e l’Italia è conservatrice: l’importante nella vita è essere felici, dove vuoi e con chi vuoi.
~ Vuoi aggiungere qualcosa?
Non esiste sconfitta per l’uomo che lotta.
“L’italiano“, così lo chiamano qui, settimana prossima combatterà contro Antwan Robertson del Minnesota (USA).