Qualche settimana fa, in uno studio di registrazione newyorkese, mi sono ritrovata a chiacchierare con Danilo, anche lui attore a NY. Entrambi siamo stati scelti, insieme ad un’altra attrice italiana, per dare voce alla prossima pubblicità di Vestiaire Collective che dovrebbe andare ora in onda in Italia… fateci sapere se ci riconoscete 😉
Mi piace raccogliere le storie di chi vive a NY, così ho pensato di fargli qualche domanda per poi condividere la sua esperienza di attore a NYC anche con voi.
Cosa ti ha portato a New York?
Sono partito il 9 giugno 2013, a 23 anni, per fare un po’ di esperienza all’estero… Sono già passati più di 4 anni! A dire il vero l’istinto mi diceva che mi sarei fermato più dei 9 mesi che avevo programmato.
Com’è cambiata la tua vita?
Questa città mi ha fatto crescere. Non credo che la mia vita sia cambiata; si sta evolvendo. NYC è unica e piena di energia. Alle volte può essere molto stressante. Di sicuro non ti annoi mai.
Quando hai scelto di fare l’attore?
Quando ero bambino mi mettevo a recitare nel salone usando le tende delle finestre come sipario… non saprei spiegare da dove o da cosa derivi; so che non ne potrei fare a meno.
Dove hai studiato?
Nel 2012 mi sono diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino. Arrivato a New York ho fatto seminari al Pearl Theatre che ora ha chiuso. Ora continuo a studiare con Dan Daily. Studio dizione con Leigh Dillon (dialect coach anche di Julianne Moore, Daniel Radcliffe, Denzel Washington, Naomi Watts, Clive Owen e molti altri). Grazie a lei – e a mesi e mesi di studio e tanta pazienza – sono riuscito ad avvicinarmi ad una pronuncia americana piuttosto credibile che mi ha permesso di essere preso per ruoli non solo da Italiano.
Raccontaci della tua esperienza newyorkese.
Inizialmente,ho lavorato come attore nei ristoranti Italiani grazie al progetto Cristoforo&Amerigo.
Ho doppiato cartoni animati per il canale italiano K2 e come attore ho lavorato in pubblicità (Paltalk, Buick e L’Oreal, Martini Rosso, CertaPro..), film (“Love is a Broadway Hit” diretto da Peter Lee) e TV (“Shadow of Doubt” e altri episodi per Investigation Discovery). Lo scorso luglio sono stato in scena allo Shakespeare Theatre of New Jersey con The Bungler un testo di Moliere in cui ho interpretato il ruolo di Andres, un presunto gitano.
L’esperienza per me più gratificante l’ho avuta sul set di un video promozionale per il dipartimento di medicina dell’UMass (University of Massachusetts), dove sono stato diretto da Jhon Lawrence – regista che ha collaborato con Barack Obama, Paul McCartney, Gene Hackman, J.J.. Abrams e Steve Martin!
Qui la competizione è alle stelle e il livello degli artisti che si presentano alle audizioni è altissimo, è importantissimo continuare a studiare per continuare a dare il meglio di sé. D’altronde cantanti, ballerini e musicisti praticano tutti i giorni e lo stesso vale per gli attori.
Cosa raccomanderesti a chi volesse fare lo stesso mestiere?
Di non smettere mai di studiare. Ho realizzato quanto fosse importante lo studio, solo una volta uscito dallo Stabile. Era impensabile per me smettere di studiare e dedicarmi solamente ai provini; fu una belissima scoperta. Un attore non dovrebbe mai smettere di recitare, a costo di continuare a fare lezioni per farlo.
Consiglierei anche di programmare almeno un anno all’estero e imparare bene l’inglese… Ora sto cercando di imparare anche lo spagnolo che è molto più complesso di quanto mi aspettavo!
Un altra cosa: imparare a essere resilienti. in Italia non avevo mai sentito questo termine!
Qual è stata l’esperienza più bella?
Il viaggio nella West Coast insieme ai miei genitori nel 2014; siamo andati letteralmente ovunque. 20 giorni non-stop. Indimenticabile
Un momento da dimenticare?
Nel 2013, appena arrivato, passai 20 giorni in 2 ostelli diversi in dormitori da 12 persone. Mi ricordo un disperato bisogno di trovare casa…
Ora dove vivi?
Abito a Jackson Heights nel Queens.
Come hai scelto questo quartiere?
Non l’ho scelto. Dopo essere stato in ostello per cosi’ tanto tempo mi ridussi a trovare una stanza in una di quelle case popolari (projects) a Long Island City. Mi ritrovai in una situazione veramente bislacca, senza chiavi per accedere all’appartamento – dovevo bussare – e senza letto – dormivo su un futon in sacco a pelo. Per caso poi, parlando con una ragazza italiana conosciuta alla scuola di inglese che frequentavo, mi suggerì un posto più decente… non ci pensai due volte. Dopo aver trascorso 7 mesi “in ostaggio” dei subaffittatori di Long Island City mi trasferii a Jackson Heights e lì sono rimasto. È un bellissimo quartiere, molto spagnolo. Mi ci trovo benissimo, ormai dopo 3 anni, è casa.
Programmi per il futuro?
Lavorare il piu’ possibile.