Avete mai pensato di fare un’esperienza alla pari all’estero?
Valentina Violini è partita per gli Stati Uniti come ragazza alla pari nel 2015 con Cultural Care Au Pair (programma offerto ai ragazzi tra i 18 e i 26 anni). Dopo il primo anno a Westchester, ha scelto di estendere il programma per altri 12 mesi e si trova ora a Brooklyn Heights, dove ci siamo incontrate per questa intervista. Ho cercato di farle tutte le domande possibili per chiunque fosse interessato a fare la stessa esperienza 🙂
Perché e quando hai scelto di fare la ragazza alla pari?
Mi sarebbe piaciuto partire a 18 anni poi, per motivi familiari, ho scelto di rimanere in Italia. Dopo Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali, università che ho adorato, mi sono iscritta alle magistrali e mi sono resa conto che per anni avevo studiato lingue senza aver fatto un’esperienza all’estero. Confrontandomi con due amiche che avevano fatto le Au Pair partecipai ad un incontro informativo gratuito di Cultural Care vicino a casa mia, a Brescia.
Non sono mai stata una grande amante dei bambini e per prima cosa mi misi alla prova lavorando in un asilo per 4 mesi: ho scoperto non solo che mi piaceva, ma anche di essere brava! È così che ho scelto di partire, sia per l’inglese che, soprattutto, per fare un’esperienza di vita.
L’esperienza di Valentina
La prima famiglia da cui sono stata si trovava a Westchester County, un’ora da NYC.
Purtroppo non è andata bene: dopo una settimana ho chiesto subito il re-match. È stato il momento più difficile per me, per la prima volta mi trovavo lontana da casa ed era emotivamente pesante. Mi è stato detto che avrei dovuto aspettare almeno un mese (a meno che non ci fossero situazioni veramente gravi) perché nei primi trenta giorni ci si deve ancora ambientare.
Grazie al supporto della mia referente locale sono riuscita a trovare la seconda famiglia, a cinque minuti di distanza dalla prima, da cui sono stata per gli 11 mesi rimanenti nonostante la prima non avesse ancora trovato un’altra Au Pair. A livello culturale è stata un’esperienza fantastica: la mia host mom era ebrea americana di origini irachene, mentre l’host dad era cristiano svedese.
Dovevo prendermi cura di tre bimbe, di 3, 5 e 7 anni ed è stato molto impegnativo.
Dalle 7:30am alle 9:30am portavo le due bimbe più piccole a scuola, alle 11:30am andavo a prendere la più piccola a scuola e passavo tutto il giorno con lei. Spesso insieme andavamo a prendere a scuola quella di 5 anni e aspettavano quella di 7 che arrivava a casa in autobus alle 15. In famiglia non ci sono stati né alti né bassi, anche se una volta, schioccando le dita di fronte alla bimba più grande per attirare la sua attenzione ho provocato una reazione super protettiva da parte della host mom nei confronti della figlia… è stato per questo episodio, insieme al fatto di non aver creato un rapporto più profondo con la famiglia ospitante, che alla fine dell’anno ho scelto di estendere il mio soggiorno di altri 12 mesi cambiando famiglia.
Si può estendere il programma per altri 6, 9 o 12 mesi oppure tornare a casa, aspettare due anni e ripartire come Au Pair dopo. Io ho compiuto 25 anni quest’anno e poiché esiste il limite dei 26 anni ho scelto di rimanere un altro anno.
Da fine luglio mi trovo a Brooklyn Heights e sono in una situazione perfetta. Mi occupo di due bimbe, 4 e 6 anni, con cui ho un rapporto favoloso e adoro gli host parents. I genitori sono divorziati e hanno comunque un bellissimo rapporto. Lo schedule è stato chiaro fin dal principio e ho sempre il fine settimana libero. Viviamo a 20 minuti da Times Square (che frequento per vedere gli spettacoli di Broadway) e sto scoprendo altri quartieri come il Village, SoHo, l’East Village.
L’anno scorso venire a New York City mi costava $8 a tratta di taxi da casa alla stazione più $20 per il biglietto di andata-ritorno in treno. Oggi la mia host mom mi presta anche la sua metrocard per muovermi la sera o nel weekend!
Tante ragazze partono per vivere l’America che si vede nei film, è importante ricordarsi che si tratta di un lavoro. L’anno scorso lavoravo tutte le 45 ore a settimana, spesso anche di più. Lo Starbucks più vicino era a mezz’ora a piedi di distanza. Si trattava della classica zona suburbana ad un’ora da NYC. Vivevo in una casa bellissima col giardino, gli scoiattoli e i cervi… d’inverno può essere pesante.
Costo e Requisiti
Il costo del programma alla pari si divide in una quota di partecipazione di €620 (che include la completa assistenza prima di partire e sul posto) e €690 per l’assicurazione.
Io mi sono trovata molto bene soprattutto quando, sopravvenuti dei problemi con la prima famiglia, ho avuto tutta l’assistenza necessaria dalla referente locale per fare il re-match con un’altra famiglia.
Per partecipare è necessario acconsentire a stare via per almeno 12 mesi e si devono avere almeno 200 ore di esperienza nella cura dei bambini (baby-sitter, asilo, asilo nido, campi estivi…). La Cultural Care Au Pair è una delle poche agenzie che accettano anche i ragazzi.
L’application online richiede tempo. Si devono descrivere i propri hobby e interessi, inserire foto che raccontino di sé e un video in cui presentarsi e spiegare il perché si voglia fare l’Au Pair. Prima della partenza, bisogna poi aggiungere il certificato medico con la lista dei vaccini fatti e il risultato del test per la tubercolosi, la copia del diploma di scuola secondaria, la patente di guida e la casella giudiziale in cui si dimostra la totale assenza di attività criminali.
Una volta in America ci si deve iscrivere ad alcuni corsi al college che diano un totale 6 crediti all’anno. L’Host Family provvede ad una scholarship di $500 totali visto che tutti i corsi, anche quelli presso il Community College (università pubblica), sono a pagamento. Esistono anche corsi speciali serali e corsi intensivi di due giorni. Mediamente le Au Pair tendono a scegliere corsi da 3 o 4 crediti l’uno così da dover fare solo 2 corsi. L’hanno scorso ne ho fatto uno intensivo sull’American Pop Culture che mi è costato $300 e in tutto, per ottenere i 6 crediti, ho speso $650. Considerata la scholarship di $500, mi sono costati $150.
Quanto tempo passa prima di partire?
In genere ci vogliono circa 3 o 4 mesi. Io ho fatto le pratiche a marzo del 2015 e sono partita a luglio.
Quando si fa l’application si scrive il periodo in cui si vorrebbe partire, poi dipende tutto da quanto tempo si impiega a trovare la famiglia.
Il mio consiglio: fate il login sul vostro profilo almeno 4/5 volte al giorno per salire di posizione 😉
La fantastica novità di quest’anno, lanciata proprio lo scorso 17 gennaio, è che ora ogni Au Pair può comunicare con dieci famiglie alla volta!!!
In caso di match, dovete avere il passaporto valido per richiedere il visto online e farvi dare l’appuntamento in ambasciata. In caso di tempi stretti l’agenzia vi supporta ad accelerare il processo.
Au Pair Training School di New York
Prima di andare dalla famiglia ospitante, si passano 5 giorni alla Au Pair Training School di New York in cui si conoscono anche altre ragazze alla pari provenienti da tutto il mondo. Io sono stata alla scuola di Long Island, dove ho conosciuto tantissime tedesche di 18-19 anni, che partono quasi di prassi finita la scuola superiore, e molte ragazze sud americane.
Si imparano le principali differenze culturali, l’importanza dell’igiene, della sicurezza alimentare e della nutrizione nella prima infanzia – gli americani da questo punto di vista sono più protettivi, ad esempio si deve tagliare l’uva ai bimbi per evitare che si strozzino – e si fa anche un corso di primo soccorso attestato dall’American Heart Association che vale per 2 anni.
Arrivata di lunedì, il giovedì avevo partecipato alla gita a NYC che mi era stata regalata dalla famiglia ospitante. Ora la gita è inclusa nel costo del programma! In autobus ci erano state fatte vedere le principali attrazioni e ci erano state lasciate 3-4 ore libere prima di riprendere il pullman.
Terminato il periodo di formazione presso la scuola, è la Cultural Care che organizza il trasporto fino alla famiglia ospitante.
Stipendio e responsabilità
Usufruendo di un visto di Scambio Culturale J-1 si può rimanere sul territorio dai 12 ai 24 mesi. In questo periodo si ha diritto ad uno stipendio settimanale di $195.75 – vitto e alloggio pagato.
L’impegno lavorativo è di un massimo di 10 ore al giorno e non più di 45 ore a settimana. Ci si deve occupare solo dei bambini (cucinare, fare la lavatrice, fare i letti e pulire dove i bimbi sporcano), non ci si deve prendere cura anche degli animali domestici o far da mangiare per tutti, anche se poi dipende tutto dalla relazione che si instaura con la famiglia ospitante.
Si deve avere un giorno e mezzo consecutivo libero a settimana; non è detto che si tratti del weekend, anche se si deve avere almeno un weekend libero al mese. Attenzione: non è detto che siate liberi durante le vacanze, si può benissimo dover lavorare anche a Natale o a Capodanno. Di nuovo, tutto dipende dalla relazione che si ha con la host family.
In totale si ha diritto ad essere pagati per 51 settimane (solo la settimana che si passa a scuola non è retribuita) e tra queste sono incluse anche le due settimane di ferie retribuite.
L’anno scorso ho pagato circa $23 di tasse sullo stipendio percepito da luglio a dicembre, quest’anno saranno di sicuro di più. La vita a NYC è più costosa e anche le tasse sono più alte.
Ero partita da casa con circa $300 sul conto e ad oggi sono riuscita a risparmiare più di $2000. Per ora sono stata a Washington e Boston ed ho in programma di andare a Chicago a marzo. Pur regalandomi spettacoli a Broadway, cerco di non scendere sotto i $2000 per poter visitare i Parchi Nazionali, San Francisco e le Hawaii prima di rientrare in Italia. Alla fine dei 12 mesi infatti si può approfittare di un’estensione del visto di 30 giorni per viaggiare negli Stati Uniti.
Hai un suggerimento per chi vuole partire?
Se avete anche solo una mezza idea di farlo: fatelo! Partite e basta.
Anche se va male e si torna a casa perché non ci si è trovati bene, è sempre un’esperienza formativa. Si scopre comunque qualcosa di sé stessi che non si sapeva prima. È un’esperienza di vita ed è un lavoro. Tanti pensano che sia semplice e non lo è per vari motivi, in qualsiasi caso ti permette di crescere.
Durante il mio primo mese, quando ero in re-match, molti mi suggerivano di tornare a casa e ho scelto di non farlo. Anche dopo un anno impegnativo nella seconda famiglia ho scelto di estendere il programma per avere un’altra possibilità e sono contenta di averlo fatto. Oggi la famiglia in cui sto è meravigliosa e sto facendo l’esperienza che volevo.
Sei pronta per il prossimo passo? Iscriviti subito al prossimo info meeting 🙂