Pranzo di Natale in California con tutta la famiglia al completo (la mia più quella di Luca): STUPENDO!
Mi piace pensare che per alcuni (forse molti) di voi, la giornata di festa si sta già per esaurire, mentre qui è quasi appena cominciata. Ora sono le 13.30 da noi, le 16.30 a New York e in Italia sono già le 22.30. Fantastico! Mi diverte pensare che presto festeggeremo l’anno nuovo, che passeremo a Las vegas… ci toccherà brindare tutte e tre e volte per essere solidali 😉
Ieri sera sono atterrati anche mio fratello e la sua fidanzata, Gaia, e tutti insieme siamo andati alla famosissima “The Cheesecake Factory”, ristorante quotato anche in borsa che dovrebbe essere abbastanza prestigioso e se non altro considerato il numero uno per la cheesecake (l’abbiamo provata, e in effetti è buona… ma io continuo a preferire quella di Eileens a NY!!!).
Beh… Gaia per prima ha notato che sul menù c’era pure “Fettuccini Alfredo” (sì, sì, con la “i”, non con la “e”)!!!
La domanda è stata al centro di tutta la serata: «ma da dove vengono queste Fettuccine??? Chi è Alfredo?»
Domanda di riserva (di Massimo, fratello di Luca): «ma qualcuno ha mai assaggiato delle Fettuccine Alfredo che fossero decenti?». Risposta ovvia: NO 😀
Grazie alla tecnologia (viva gli smart-phone!), abbiamo passato la prima parte della cena cercando su internet di risolvere il dilemma.
Alfredo Di Lelio aveva un ristorante a Roma chiamato Alfredo alla Scrofa. Nel 1914 Di Lellio raddoppiò la dose di burro usato per le fettuccine classiche “al burro” per stuzzicare l’appetito che la moglie, incinta, aveva perso e di fronte al suo successo decise di introdurre la nuova ricetta nel menù del ristorante.
Nel 1927 Mary Pickford e Douglas Fairbanks, divi di Hollywood in luna di miele a Roma, assaggiarono le “Fettuccine Alfredo” e se ne innamorarono. Regalarono al cuoco-proprietario una forchetta e un cucchiaio d’oro ed una foto di loro al suo ristorante, poi, una volta tornati a Hollywood, raccontarono a tutti di questa straordinaria ricetta.
Negli anni ’50 e ’60 Hollywood scoprì Roma e le fettuccine divennero famosissime. Waverly Root, in “The Food of Italy”, del 1971, citò queste “famose” fettuccine come piatto tipicamente romano…
E mentre in tutta America queste Fettuccine Alfredo sonon tutt’ora associate ad una delle ricette italiane più popolari, in Italia se ne sono perse totalmente le tracce. Nessun ristoratore oggi si sognerebbe mai di servire fettuccine al burro e parmigiano come piatto ricercato o elaborato come invece continuano a fare i “Ristoranti Italiani” negli Stati Uniti.
Quando cerco di spiegare a qualche americano che non esiste alcuna ricetta del genere in Italia mi guadagno solo degli sguardi increduli e sospettosi come per dire: «Ma com’è possibile che tu non le conosca? Dove hai vissuto?».
Col tempo poi, alla semplice ricetta originale è stata anche aggiunta della panna e la pasta è purtroppo spesso scotta… eppure gli americani continuano a pensare che sia una ricetta del tutto italiana.
LA STORIA DI ALFREDO DI LELIO E DELLE SUE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” NOTE IN TUTTO IL MONDO
Siamo i nipoti di Alfredo Di Lelio, creatore delle fettuccine all’Alfredo. Vi raccontiamo la storia di nostro nonno.
Alfredo Di Lelio aprì il ristorante “Alfredo” nel 1914 in un locale di Via della Scrofa, dopo aver lasciato il suo primo ristorante condotto con la madre Angelina a Piazza Rosa (piazza scomparsa nel 1910 a seguito della costruzione della Galleria Colonna/Sordi). In tale locale si diffuse la fama, prima a Roma e poi nel mondo, delle “fettuccine all’Alfredo”. Nel 1943, durante la guerra, Di Lelio cedette il ristorante a 2 suoi collaboratori.
Nel 1950 Alfredo Di Lelio decise di riaprire con il figlio Armando (Alfredo II) il suo ristorante a Piazza Augusto Imperatore n.30 “Il Vero Alfredo”, che è gestito oggi dal nipote Alfredo (lo stesso nome del nonno), con l’aiuto di sua sorella Ines (lo stesso nome della nonna, moglie di Alfredo Di Lelio, cui furono dedicate le fettuccine).
In conclusione il locale di Piazza Augusto Imperatore è quello che segue la tradizione familiare di Alfredo Di Lelio e delle sue note fettuccine (cfr. anche il sito di Il Vero Alfredo).
We are the grandchildren of Alfredo Di Lelio (Alfredo and Ines Di Lelio). The story is this. Alfredo di Lelio opened the restaurant “Alfredo” in Rome nel 1914, after leaving his first restaurant run by his mother Angelina Rose Square (Piazza disappeared in 1910 following the construction of the Galleria Colonna / Deaf). In this local fame spread, first to Rome and then in the world of “fettuccine all’Alfredo”. In 1943, during the war, Di Lelio gave the local to some of his collaborators.
In 1950 Alfredo Di Lelio decided to reopen with his son Armando (Alfredo II) his restaurant in Piazza Augusto Imperatore n.30 “Il Vero Alfredo” (up to 1990 “L’Originale Alfredo”), which is now managed by his nephew Alfredo (grandfather of the same name), with the help of his sister Ines (the same name of his grandmother, wife of Alfredo Di Lelio, which were dedicated to the noodles).
In conclusion, the local Piazza Augusto Imperatore is following the family tradition of Alfredo Di Lelio and his notes noodles (see also the site of “Il Vero Alfredo”)
Dal punto di vista di uno che a vissuto negli Sates molti, MOLTI anni, bisogna mitigare un po’ l’indignazione di Erika. Lei si riferisce a “ristoranti Italiani” che non sono sempre stati Italo-americani, offrendo la cucina che gli immigranti ed i loro discendenti hanno forgiato in un paese in cui la disponibilita’ di materie prime necessarie ad una degna cucina essenzial mante noe esistevano. Non e’ cucina ricinoscibile come italiana, certo non ad un italiano. Ma la situazione e’ ben diversa oggi.Ci sono ristoranti italiani degni del nome (non ne faccio). Benche’ gli autentici sapori ancora spesso sfuggano ai cuochi all’italiana, il livello della loro cucina e’ altissimo, alla pari con quelli “francesi”, sempre inteso che una cucina trapiantata non puo’ non essere diversa da quella originale. Parlo di livello di qualita’ della preparazione, che raggiunge quello d’oltre oceano. Se poi parliamo di pizza, pur sapendo che chiunque in Ita;ia si consideri un esperto, mi qualifico per le mie origini napoletane, ed asserisco che trovo p[iu’ facilmente una pizza accttabile a New York che a Napoli. Eccetto per Michele e Trianon, non c’e un pizzaiolo a Napoli che la faccia meglio di Keste’. Ed aggiungo che e’ molto piu’ facile reperire ingredienti qui che in Itlaia, eccezzione fatta per Roma e Milano. Non si discute che la qualita’ e varieta’ regionali in Italia sino ineguagliate. Ma gridare “Aiuto” a New York sembra un po’ esagerato oggi. Noi parliamo poi di caffe’…
Madò,vogliamoparlare di spaghetti meatball?o di macaroni and cheese?Sono convinti tutti(italo americani compresi) che in italia mangiamo gli spaghetti al sugo con le polpette dentro,le fettuccine alfredo e la pasta scotta con un formaggio solubile.
Aiutooooo. e il bello è che a little italy le servono tutti i ristoranti sta robaccia scotta e insapore,e la gente mangia e sorride e si sente chic che ha mangiato italian style..Lol
il piatto originale (eccezionale!) continua ad essere servito al Ristorante Il Vero Alfredo a Piazza Augusto Imperatore, a Roma, dove c’é il nipote di Alfredo Di Lelio, anche lui con lo stesso nome del nonno.
E’ bene informare gli americani.
laura per il viaggio andròanche io a los angeles ,ma voi avete girato?perchènon ci racconti qualcosa in più?
In genere quando vado all’estero non prendo MAI piatti italiani, nè pasta nè pizza nè altro. Non la mangerei cmq buona come a casa, e poi mi piace provare la cucina locale
😉
sono d’accordo con te Paolo… La nostra cucina è invidiata in tutto il mondo, lasciamo le cose così, anche se a volte è davvero difficile quando ti presentano la pasta più che scotta e poi ti chiedono: buona???
No dai,lasciamoli nell’ignoranza culinaria,se imparano pure a far da mangiare non ce n’è più per nessuno!