Mercoledì 17 novembre, Nichi Vendola fa il suo ingresso (sorridente e grato per una così grande partecipazione) alla Casa Italiana Zerilli Marimò.
Io, arrivata alle 17.15 (quasi un’ora prima rispetto all’appuntamento), sono stata fortunata a trovare uno dei pochi posti non ancora occupati. In moltissimi infatti si sono poi accalcati in piedi nel corridoio o hanno seguito l’evento proiettato su due megaschermi fuori dalla sala.
A moderare la discussione è stata Anna di Lellio (New School), mentre Nadia Urbinati (Columbia Univesity) e Pasquale Pasquino (NYU) gli hanno posto diverse domande.
Essendo più di due ore di conversazione avevo pensato di riassumerne i concetti, ma alla fine ho preferito dare più spazio alle parole di Nichi Vendola invece che alle mie, così da dare l’opportunità a tutti di “prendere parte” a questo incontro.
– Nadia Urbinati: “Gramsci 100 anni fa definiva il sud come una palla di piombo che impedisce più rapidi progressi allo sviluppo del nord. È sempre così anche oggi?”
L’Italia rischia di trasformarsi in quella cartolina in bianco e nero del passato che si sgretola sotto ai nostri occhi se non interveniamo, mentre vince il provincialismo e l’avanspettacolo.
L’Italia non è frutto di grandi Rivoluzioni Borghesi (come in Francia ad esempio), ma di un desiderio di “colonizzazione del sud” seguito solo dopo da una comunità di intenti (25 Aprile 1945). Ma non dimentichiamo il grande contributo di manodopera del sud (e pure del Veneto, il “sud del nord”), per la costruzione di Milano, Torino e Genova.
Il sud ha sempre tentato disperatamente di raggiungere il nord, attraverso un cammino diseguale, che avviene con due velocità diverse. Gli investimenti fatti in Puglia, nel golfo di Napoli o a Gela sono gli stessi del nord ma in ritardo… non può funzionare un modello di sviluppo che vede nel proprio futuro il “passato del nord”.
Lo sviluppo deve essere autocentrato: la bellezza, i beni culturali e il turismo del sud devono generare ricchezza.
100 anni dopo il sud è in affanno. Il nord ha covato delle “uova di serpente” con un’idea del territorio chiuso verso la globalizzazione (con un razzismo prima verso gli stranieri e persino verso gli stranieri di casa nostra, i meridionali). Ma il nord ha bisogno del sud.
– Pasquale Pasquino: “La maggioranza del governo non esiste, se si dovesse andare alle elezioni quale maggioranza alternativa potrebbe esistere dopo?”
Non esiste maggioranza alternativa se prima non esiste un alternativa.
Berlusconi ha vinto 20 anni prima della sua vittoria politica, ha vinto nell’immaginario, nella cultura, nella lingua comune con il predominare di Fiction e Reality: amore, odio, tradimento e rancore (anche lui ne è stato protagonista).
All’inizio la sinistra lo guardava dall’alto al basso, come un fenomeno di folclore, un ciarlatano a mò di Vanna Marchi, ma lo ha sottovalutato. L’errore della sinistra è stato quello di limitarsi a criticarlo invece di capire come funziona la sua macchina di potere ed evidenziarne i limiti.
È la crisi economica-finanziaria con la sua logica liberista che non si sposa più con la cultura populista del Berlusconismo, el’Italia forse si troverà di fronte a una destra di Forza Italia e Lega, un centro di Fini (che propone una “destra” laica, tollerante e europea), Rutelli, Casini e Lombardo, e una sinistra del PD, Grillo, Di Pietro e Vendola.
La legge elettorale non ha consentito una continuità governativa; si farebbe un passo in avanti se i parlamentari fossero eletti direttamente dal voto popolare. La politica dovrebbe essere fatta di volti, non di voti.
Si deve rifiutare il machismo, prendere una posizione ambientalista seria e impegnarsi in un’azione ugualitaria e antimafiosa.
– Nadia Urbinati: “Secondo me il Berlusconismo non è finito, ma qual è la proposta alternativa?”
Il Berlusconismo ha creato un codice di comunicazione sociale, per cambiarlo bisogna intervenire sulla cultura generale, non solo sul ceto dirigente.
Contro la precarietà è necessario creare grandi infrastrutture per salvare l’ambiente, investire su ricerca e formazione per affermare una stabilità economica (creando una rete tra i diversi sistemi industriali e cambiando il concetto di internalizzazione: da fuga di cervelli a scambio culturale), affrontare la precarietà sociale creando lavoro con le opere pubbliche (se un’intera generazione non potrà lavorare, sarà la società a pagarne le conseguenze) e proporre valori perduti legati all’essere invece che all’avere sul piano culturale (l’essere umano senza relazioni umane è patetico).
– “Se non esistono più luoghi di aggregazione, esiste una metodologia (come l’uso dei social network) che crei un consenso da basso senza scadere nel populismo?”
Il populismo dice al popolo quello che il popolo vuole sentirsi dire, il mio è un discorso pubblico aspro; parlo di convivialità tra le differenze, di razzismo da sconfiggere, di vecchiaia.
I populisti sono degli dei, e Berlusconi col suo mito dell’eterna giovinezza ha recuperato l’idea fascista che scartava dalla società i vecchi, i malati e i disabili. Per me la bellezza senza la ricerca del buono, del giusto e del vero diventa una cosa volgare. Credo nella bellezza delle rughe e della nostra fragilità… liberiamo Berlusconi dalle sue ossessioni 😛
– Pasquale Pasquino: “Qual è il ruolo del sud nella politica? Il sud è debole perché non esporta più braccia, ma il nord ha bisogno anche del voto del sud…”
Il sud in libreria purtroppo è scomparso, invece avrebbe il diritto di raccontare un’altra storia, diversa da quella settentrionale di 30 anni fa che vede il sud inefficacie e mafioso alle spalle di un nord ricco. La gente al nord si sveglia alle 5 del mattino per andare nelle fabbriche… al sud le donne si svegliano alle 3am per andare a lavorare nei campi.
Parlando di istruzione, qualche anno fa, per dimostrare che i finanziamenti dovrebbero andare al nord, venivano messe a confronto una università del nord con molti secoli di vita alle spalle con una del sud che era appena nata da due anni…
Oggi il sud investe sul talento giovanile, ma poi questo talento trova posto al nord. È lo stesso tema che riguarda l’Europa nei confronti della Turchia e dei Balcani; ma la storia dell’Europa nasce e muore attorno a Sarajevo.
Il terrorismo e il fondamentalismo sono da combattere aprendo le porte. Sono affezionato alla basilica di S.Nicola a Bari per l’esempio di cultura di integrazione che offre, per prima cosa perché S.Nicola è “abbronzato” 😀 , e poi perché all’ingresso c’è scritto: “Allah Akbar” (Dio è il più grande, in arabo).
Il pubblico interviene con alcune domande, e Nichi ha una risposta per tutti.
– Non vedo contraddizione tra i riferimenti al Vangelo e alla posizione della Chiesa nei confronti dei diritti civili perché la sovranità del Vaticano non è sovrapposta al cattolicesimo. Credo nella vittoria dei segni, in cui il simbolo massimo è raffigurato da una corona di spine.
– La dignità dell’uomo, il diritto alla salute e la protezione dell’ambiente sono valori importanti. Se il mercato è il principio regolatore della società questi valori sono in pericolo, è compito della politica regolarizzarlo per proteggere la sacralità di tali valori. La vittoria del mercato si riverbera anche nella vittoria mercifica della politica, solo ripristinando il primato della politica come valore di un bene comune si può combattere la corruzione.
– Non si può parlare di meritocrazia senza un abbattimento delle barriere sociali. Se le condizioni sociali di partenza sono privilegiate è difficile poi parlare di merito…
– La mafia non è data dall’assenza di stato nel sud, perché di fatto non esiste una visione legata ai territori. Ma cos’è lo stato? È un insieme di diritti e doveri: le lezioni di legalità (regole che valgono per tutti) è la prima azione antimafia.
– Gli italiani all’estero: sono turbato dall’esistenza di un regime elettorale che consente il voto anche agli italo-americani di terza generazione ma che lo nega agli stranieri nati e cresciuti in Italia, che pagano le tasse e contribuiscono alla richezza del Paese; è una notazione non politica ma di costume.
– Quella delle centrali nucleari in Puglia è una battaglia economica. Mi sono opposto e dovranno venire coi carrarmati. Sono stato un comunista che ha odiava i Gulag e la Russia di Putin. Così come odio il concetto di “business is business” senza considerarne le implicazioni.
– Siamo di fronte ad una omologazione culturale, in cui la virtù civica è considerata un segno di debolezza, mentre diventa virtù il cinismo e le regole sono fatte per essere violate. Ma spero che si sia esaurito un ciclo. Le Fabbriche di Nichi sono gruppi in cui si fa politica senza candidarsi, si coopera recuperando il bene comune, senza competizione. Un mondo in cui si attribuisce il prezzo invece che il valore alle cose è un mondo volgare, ma questi giovani dimostrano di voler recuperare il valore delle cose.
Parole di speranza. Io ci spero molto, ne abbiamo bisogno tutti.
Garzie Laura per il contributo! 😉