Innanzi tutto devo ringraziare Chris per avermi illuminata sull’esistenza di questa parola e sulle implicazioni del suo significato. Vivere a NY non sarebbe stata la stessa cosa se ne fossi stata all’oscuro 😉
“Guido” è il gergo con cui si indica un ragazzo italoamericano di bassa classe sociale, sebbene oggi molti “Guidos” siano “figli di papà”. Papà che hanno lavorato sodo nell’ambito delle imprese edili (i cosidetti constructor) e che nel tempo sono stati capaci di risparmiare e investire nel mattone.
Il termine deriva dal nome italiano di persona, Guido appunto, molto popolare in città e in quartieri ad alta densità di immigrati italiani (come Brooklyn, Staten Island, New Jersey…).
Nell’uso odierno ha una connotazione razzista, che si riferisce ad uno stereotipo considerato in modo sprezzante o ad un insulto etnico. Come il termine “goombah”, pronunciato “gumbà” (–> derivazione americana di ‘cumpà, “compare” napoletano), e “cavòn” (da cafone), anche “Guido” è associato alla subcultura della criminalità organizzata italiana in America.
Negli ultimi tempi ha assunto un carattere più specifico per identificare un certo tipo esatto di persona, con delle caratteristiche evidenti:
– fiero di essere macho ed orgoglioso della propria italianità
– ha un forte accento Brooklyniano (tipico degli immigrati italiani) che usa anche per sembrare più “duro”
– coatto e volgare, inizia ogni frase urlando “Yo” e continua con qualsiasi parolaccia che inizi con la lettera F—
– arrogante, ignorante e belligerante
– lampadato tutto l’anno (chiamati “orange”, arancioni, per il colore dell’abbronzatura artificiale)
– ha le sopracciglia delineate e curate con la ceretta
– palestrato e gonfiato con steroidi e proteine
– ha i capelli ingellati a spazzola, con la chioma centrale più lunga di quella laterale (appuntamento dal barbiere obbligatorio ogni 2 mesi!)
– tatuato un po’ ovunque (sui bicipiti si è più sexi)
– sempre in maglietta aderente per far risaltare i muscoli (meglio se con un teschio o glitterata, firmate Ed Hardy, by Christian Audigier )
– indossa camice sbottonate, per valorizzare i pettorali.
– porta gli occhiali da sole
– mette catene d’oro (finto?) per valorizzare il torso
– ha addominali super scolpiti
– guida macchine sportive (Bmw o Mercedes)
– a 30 anni vive ancora in casa dei genitori
– ama andare in discoteca o ascoltare la musica a tutto volume in macchina
– ascolta rigorosamente musica house o techno, accompagnata dal movimento del pugno in alto che ne segue il ritmo (fist pump)
– fa un uso esagerato di colonia o di profumo
♥ La versione femminile della parola è Guidette.
Ragazze, sempre italoamericane, che frequentano i Guido. Anche in questo caso si generalizza e si parla di ragazze poco acculturate e volgari, molto appariscenti, con il seno rifatto e il trucco molto pesante.
L’anno scorso ho letto il libro di Daniella Brodski, “Princess of Park Avenue”, che è stato davvero illuminante (e divertente!!). È la storia di una guidette (fiera di esserlo), parucchiera, che da Brooklyn si trasferisce a Manhattan. Il sottotitolo del libro è: “Puoi anche portare la ragazza fuori da Brooklyn, ma non è possibile far uscire Brooklyn dalla ragazza” 😉
Divertente: il gergo è diventato così comune, che oggi identifica anche altre etnie urbane che hanno caratteristiche simili, così i ragazzi di qualsiasi altra nazionalità che ricalcano le stesse peculiarità dei Guido, sono chiamati: Jewish guidos, Latino guidos, Greek guidos, Arab guidos, Mexican Guidos… !!!
ciao molto bello il blog l’ho apprezzato molto:)io sono italo americano e ho la doppia cittadinanza e vivo in italia ho fatto le scuole qua pero adesso vorrei andare in america a fare il 3-4 anno per caso sai dirmi che carte mi servono?grazie mille..
Grazie Laura!!! Questo post è molto interessante e anche il tuo blog! Sono finita qui x caso mentre facevo una ricerca sull’anti-italianismo americano… invece che riportare i soliti stereotipi mafia-pizza-mandolino credo che quello dei Guidos sia meno conosciuto qui in Italia! Grazie ancora! 🙂
E vabbè hai praticamente descritto il coatto e la coatta! Hai mai visto Gallo Cedrone di Verdone? O hai sentito del tormentone Romano “un calippo e na’ biretta” delle coattelle sulla spiaggia di ostia che avevano fatto andare in tilt you tube??
Sono OVUNQUE!
Hi!sono una ragazza che vive a brooklyn e sono italoamericana(mio marito no,è italiano) e non sono guidette,ma devo dire che ce ne sono molti qui in giro per bensohurst(tipo quartiere italiano)ma ho notato che la stragragrande maggioranza si trova in newjearsey.
Comunque sia sono imbarazzanti e gli americani o le altre culture in generale credono siamo davvero tutti così,”mafia spaghetti e mandullino” e urta non poco..Che poi 3\4 di questi ragazzi non sa manco dove sta l’italia,come sia e come si vive..
Negli anni 80 ci chiamavano cugin e cuginette o greaseball..
ahahaha, molto divertente! comunque si chiamano bicipiti, non bicipidi, è brutto far finta di essere forbiti e fare questi errori da prima elementare, soprattutto quando si prendono in giro delle povere vittime del mondo di cacca in cui vivono
Grazie mille Nic per la precisazione, correggo subito.
Non ho pretesa alcuna di essere forbita, mi piace scrivere sui temi più svariati e sicuramente mi scappa qualche refuso (=errore di battitura, giusto per fare la forbita, hihihhihiihi! 😀 ).
Per fortuna che ci sono lettori che mi aiutatano a corregerli 😉
Ti voglio bene per avermi illuminato.
Fortunatamente non ho le caratteristiche per essere un alieno come quelli. Tra l’altro mi pare che anche la classica bocca “a culo di gallina” nelle foto è molto di moda tra i Guidos.
Sono contenta che ti sia piaciuto l’articolo, Riccardo 😉
Ho provato a cercare su YouTube, ma forse è ancora troppo presto perché ci sia qualche spezzone del programma purtroppo… però se vuoi, ho trovato questo servizio che mi sembra divertente: http://www.youtube.com/watch?v=eKYT2Ec1oIw&feature=fvsr
ahahaha, sono finito qui googlando “guidos”, bellissimo… ora cercherò di vedere qualche puntata di Jersey Shore anche se qui in Italia non credo che venga trasmesso
un saluto, keep up the good work
Riccardo
Ho visto i primi dieci minuti di “Jersey Shore” su MTV…wow queste persone si mettono su il programma senza sapendo che lo scherzo é su di loro…troppo imbarazzante, non potevamo continuare guardare. E’ stato, come qui diciamo, “a trainwreck.”
Hai ragione, Luigi, mio marito mi ha detto la stessa cosa. In certi casi mi piace “assumere un ruolo un po’ più oggettivo” per raccontare anche fatti o esperienze… e poi forse il mio modo di scrivere è diverso dal mio modo di parlare 😉 Non so… ma grazie per il suggerimento! Ne farò tesoro!!!
Ciao Laura, complimenti per il blog, interessante anche, ma (scusa se mi permetto), lo farei un po’ meno didascalico e un po’ piu’ allegro come sei tu.