Ieri mattina, insieme ad uno stupendo gruppetto di amici, abbiamo goduto della sfilata pasquale sulla Fifth.
Agnese, ballerina ed insegnante di danza, ci ha poi portati a vedere lo spettacolo del visual artist Nick Cave al Grand Central Terminal di cui tutti, anche il New York Times, hanno tanto parlato.
Nel corpo di ballo c’è anche Alessandra Giambelli, di Milano e amica di Agnese… ecco qui l’intervista che ci ha rilasciato subito dopo lo spettacolo 🙂
- Come sei finita a New York?
Quattro anni e mezzo fa sono venuta per una vacanza studio di due settimane principalmente presso The Ailey School e mi sono follemente innamorata sia della scuola che della città. Ho poi preso la borsa di studio per il programma fellowship di due anni e mezzo, mi sono diplomata più di un anno fa e ora lavoro.
- Cosa ci dici dello spettacolo di cui hai appena preso parte?
Heard NYC ha avuto luogo all’interno della Vanderbilt Hall per tutta la settimana con due spettacoli al giorno. Abbiamo dato vita ai trenta cavalli soundsuit, chiamati così per il rumore provocato dal travestimento di rafia nel momento in cui i cavalli vengono animati.
- Qual è stato il momento più emozionante per te?
Le prove e la creazione dello show, dove siamo venuti a contatto col coreografo William Gill e Nick Cave. Il pubblico ha sempre risposto con grande energia ed è stata una gioia poter condividere l’evento col mio partner in scena; ogni cavallo ha bisogno di due persone per prendere vita.
- Come avete fatto le prove?
Abbiamo fatto due pomeriggi di prove lo scorso weekend, e molto era lasciato anche all’improvvisazione dei ballerini. Non ho mai visto lo spettacolo nella sua visione d’insieme, ma i feedback che abbiamo avuto sono stati molto positivi quindi sono contenta.
- La cosa che meno ti è piaciuta?
(Ride) Il mal di schiena dei primi due giorni!!! I costumi erano molto pesanti e i movimenti richiedevano di rimanere piegati in avanti quasi per tutta la performance… poi la paura iniziale di soffrire di claustrofobia, che è però passata in un giorno.
- Ballerina in Italia o a New York?
Qui ti motivano a dare il meglio premiando il lavoro duro e la bravura, in Italia ci sono meno soddisfazioni nonostante la quantità di talenti. Per ora sto insegnando alla junior division di The Ailey School e sto lavorando in diverse compagnie a New York: mi sento molto fortunata. Nel futuro vorrei lavorare anche in Europa.
- Dove vivi ora?
Da tre anni ormai convivo con due ragazze italiane in un appartamento di tre stanze ad Astoria, quartiere bellissimo attaccato a Manhattan. Offre tutto, ha un bel vibe ed è divertente… non gli manca nulla e ha una dimensione più umana.
- Il tuo sogno nel cassetto?
Esser chiamata in Europa a lavorare come coreografa nelle più grandi compagnie europee.
- Cos’è per te Vivere New York?
Challenge yourself everyday. Una sfida continua con te stessa, con gli altri, coi tuoi sogni, con quello che vuoi fare e con quello che ti manca. Vivere New York è aprirti a mille altre culture e arricchirti di un bagaglio enorme. New York mi dà la danza e mi toglie gli affetti della famiglia; senza l’aiuto dei miei genitori, del loro supporto e di quello di mia sorella (ha due anni più di me e siamo molto unite) probabilmente non sarei qui, non avrei mai potuto fare questa esperienza.