Dopo le date italiane ed europee di “Eco di Sirene“, Carmen Consoli è pronta ad esibirsi anche da questa parte dell’oceano insieme ad altre due Sirene: Emilia Belfiore al violino e Claudia della Gatta al violoncello.
Lunedì 11 Novembre, dalle 20 alle 22 Carmen Consoli sarà in scena a NYC presso la Sinagoga Ansche Chesed/Angel Orensanz Center.
Io personalmente la adoro e non vedo l’ora di vederla in concerto!!!
VivereNewYork mette in palio 10 biglietti ♥
–> Trovate tutte le info su come partecipare alla fine di questo post.
Ho avuto la stupenda opportunità di intervistarla al telefono e siamo state a chiacchierare più di un’ora… leggete le sue risposte qui sotto e ditemi: non pensate anche voi che sia fantastica!?
– Sei esaltata all’idea di tornare a New York?
Sì, di esaltazione si parla. Chissà come la troverò! Manco da New York da credo 10 anni… e quindi sono molto curiosa. Ho tanta voglia di rivedere alcuni vecchi amici e di SUONARE! Ti senti un italiano diverso quando sei all’estero. La tua italianità e la tua cultura diventano una cosa veramente speciale. Il pezzo di parmigiano che puoi mangiare a New York è incredibile. Tutto ha un sapore più intenso. Ti rendi conto di tante cose che ti dimentichi di avere, di conoscere, di possedere.
– Cosa ti portò a New York la prima volta?
Una bellissima occasione. Ero ospite di una cantautrice americana dalle radici italiane molto attaccata alle sue origini. Dovevamo cantare un pezzo di Lucio Battisti assieme… e aveva una pronuncia incredibile! Mi commuovono gli italiani che sono lì: c’è qualcosa nel DNA che chiama, che bussa e che arriva pure a me.
– C’è una differenza per te nel cantare in Italia o all’estero?
Esibirmi è parte della mia vita, è un’esperienza sempre speciale, quindi New York o Catanzaro è uguale. Nel momento in cui salgo sul palco per me è la cosa più bella del mondo. Ovviamente fare questa cosa in un luogo così lontano diventa un evento speciale. Tante volte devo tradurre quello che sto dicendo per farmi capire… Se canto in siciliano probabilmente devo spiegarlo anche a te. In realtà è bellissimo vedere come la musica va oltre tutto, oltre qualsiasi barriera linguistica.
– Parlando di Sicilia, al momento del tuo debutto la scena musicale era molto interessante e si respirava un ricco fermento culturale, ne sei stata influenzata? E come trovi Catania oggi?
(ndr: questa domanda mi è stata suggerita da Ricky Russo)
Si, io sono nata e cresciuta in una Catania molto viva. Per Catania l’arte era un modo di vivere, ma soprattutto una prospettiva: suona uno strumento e risparmi i soldi delle medicine. Adesso, con un po’ ovunque in Italia, si è persa questa visione. Tutti corrono e cioè almeno questo fermento. Anche perché noi abbiamo avuto vent’anni di governi che ci hanno detto che l’arte non rappresenta alcuna risorsa economica. Sono stati fatti tagli sia alla musica che alla cultura in generale… intaccando così la felicità degli uomini. Perché quando non si studia, quando non si apprezza la bellezza di un tramonto perché la poesia non porta ricchezza economica, si diventa tutti un po’ più grigi. Io trovo Catania un pochino ingrigita, ma sotto c’è sempre un vulcano che trema e che conserva del buon magma.
– Di te adoro la tua schiettezza, il tuo modo di fare diretto e vero, sincero. Mi sembri una che va dritta al sodo e che si batte per quello in cui crede. Condividi le tue posizioni sociali e sei la voce di tante persone che non osano parlare. Sei molto coraggiosa eppure immagino non sia sempre facile esserlo. Come ti descriveresti nella tua vita privata?
Wow, grazie. È come se tu mi dicessi “hai un bellissimo accento quando parli italiano”. Sono cresciuta in una casa nella quale era importante che io esprimessi i miei sentimenti e che fossi sincera. Anche da piccola mi veniva dato lo spazio -forse troppo, dicevano i miei genitori – per le mie contestazioni familiari. Mi veniva data la possibilità di opporre un pensiero critico alle decisioni che venivano prese dal capofamiglia, che era mio padre. E spesso stuzzicata questa cosa; cioè mi veniva detto: “non devi per forza prendere decisioni e crearti le tue opinioni in base a quelle che abbiamo io e tua madre. Noi ti diamo i nostri insegnamenti e poi sei tu che devi scegliere quello in cui credere.” Insomma, la bussola ero sempre io. Dall’altra parte c’è anche il fatto che nella mia famiglia e nell’educazione che ho ricevuto, non c’è assolutamente l’idea di dover raggiungere un traguardo per la società. Non si deve dimostrare a nessuno di essere di successo e diventare così una vittima della prestazione. Bisogna solo impegnarsi e dar valore a quello in cui si crede. Facendo quello che piace si raggiunge lo scopo fondamentale dell’essere umano che, come diceva l’imperatore Adriano, è l’essere felici. Al di là dell’avere successo o meno, fare quello per cui sei nato ti rende felice… E quello che mi piace fare, lo difendo con i denti.
– Come è cambiata la tua visione della vita dall’essere figlia di questi genitori di cui parli con orgoglio al diventare madre?
Credo che la mia vita prima sia imparagonabile a quella di oggi. E vedere gli Stati Uniti dopo che è nato mio figlio sarà come vedere con un altro sguardo questa parte bellissima del mondo. Adesso è come se rivivessi tutto una seconda volta. È come se avessi acquisito dei poteri speciali soprannaturali e tutto sembra più facile. Ovviamente il mio punto debole è la kryptonite, è lui: non ci penserei due volte a dare la mia vita per questo esserino.
– Qual è stato il momento più emozionante della tua vita e della tua carriera?
(ndr: questa domanda mi è stata suggerita da Francesca Pellas)
Mandai mia madre, ignara, a ritirare le analisi del sangue. Volevo farle una sorpresa. Mia madre mi chiamò dicendo “ma sei incinta?”. Questo fu il giorno più bello. Avevo già visto la fascetta sul test di gravidanza ma volevo esserne sicura.
Il momento più bello della mia carriera invece è stato quando si incominciò a prospettare davvero l’ipotesi di una vita come musicista. Ero stata presa a Sanremo, avevo superato le selezioni con “Quello Che Sento” e mi trovavo da sola in questa piccola cameretta di un albergo a Sanremo che si chiamava Astoria. Ricordo che quella sera non chiusi occhio, sapevo che stava cambiando la mia vita, che era un punto di svolta.
– Hai iniziato ad esibirti da molto giovane…
Sì, mio padre era musicista – non di quelli che vanno ad orecchio, conosceva la musica – e quindi cominciai a parlare e contemporaneamente a suonare. Sono sempre stata sostenuta nelle mie scelte.
– Qual è la canzone a cui sei più affezionata?
“A Finestra”, “Ultimo Bacio” e “Mandaci una Cartolina” sono canzoni che non toglierei mai dal repertorio. Quando le ho scritte mi sembravano un capolavoro, e sono ancora attuali per me. Mi sono scritta addosso delle cose che ancora mi entrano… Al contrario dei pantaloni. Prima di Carlo ero molto atletica, dopo non ho più trovato il tempo per correre.
– Hai un posto preferito a New York? C’è qualcosa che non vedi l’ora di fare?
Ho frequentato molto Central Park e ricordo bene Union Square, dove mangiai un cheeseburger vegano pazzesco. E la verità è che non vedo l’ora di rivedere Mark e Tracy, e altri amici carissimi. Anche se ci vediamo poco siamo sempre rimasti in contatto.
– Cosa vorresti raggiungere entro la fine del 2019?
A dicembre vorrei concludere il mio advance certificate in Music Theory alla Berkeley. Studio dalla mattina alla sera e sono in connessione continua con Boston per questi assignment difficilissimi. Mi piace da morire entrare nei meccanismi nascosti della musica. Ciò che mi piacerebbe raggiungere è una consapevolezza profonda delle cose che faccio, non da ultima la musica. Se la studi ti si apre un mondo! Ha molto a che fare con la matematica e con la fisica… Mi piacerebbe fare il disco della mia vita; che il mio prossimo disco possa essere PER ME la cosa più bella che io abbia mai fatto.
– Se potessi fare qualsiasi cosa, quale sarebbe il tuo sogno nel cassetto?
Partendo dagli ospedali pediatrici, soprattutto quelli che hanno i reparti oncologici, vorrei fare in modo che si trovassero delle soluzioni, delle cure. Vorrei che nessuno dovesse aver paura di ammalarsi, vorrei contare su una sanità che faccia a gara per migliorarsi in modo che possano stare tutti bene, così che tutti siano felici… la gente felice va ai concerti (ndr: ride!)
Eccovi le date di tutto il tour, organizzato da OTR Live:
6 novembre – Avana, Cuba, Teatro America
9 novembre – Santiago del Chile, Amanda Club
11 novembre – New York, Angel Orensanz Foundation
13 novembre – Boston, Regattabar
16 novembre – Miami, North Beach Bandshell Hit week Festival
18 novembre – Los Angeles, Zipper Hal
19 novembre – San Francisco, Brava Theater
VivereNewYork regala 10 biglietti per il concerto di Carmen Consoli, ecco come partecipare al concorso:
- ➡️ sul Blog: lasciate commento sotto questo post. Tra tutti ne verrà estratto uno e il fortunato vincerà 2 biglietti.
- ➡️ su Facebook: fate il like alla pagina di VivereNewYork e taggate l’amico che vorreste portare con voi al concerto sotto la foto #VivereNewYorkCarmenConsoli. Vincerà due biglietti il commento con più like e altri due biglietti verranno regalati a chi verrà sorteggiato tra tutti i partecipanti.
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Avete tempo di partecipare al concorso fino a lunedì 4 novembre alle 10am di NYC (ore 15 in italia), momento in cui verranno selezionati i vincitori.
Attenzione: il regalo consiste in due biglietti per i concerto di Carmen Consoli a New York, non include anche il viaggio a NY 😉
…in bocca al lupo!!!