Questa sera Francesca ha “catapultato” Luca e me all’anteprima di Marina Abramović al Moma, che aprirà ufficialmente l’esibizione il 14 marzo (anche se da oggi in realtà sarà presente al museo per le anteprime) e proseguirà fino al 31 maggio.
Marina Abramović, nata a Belgrado nel 1946, negli ultimi quarantanni ha portato in giro più di 50 esibizioni d’arte moderna per tutto il mondo. Musica, lavori video, istallazioni, fotografie, assoli artistici e diverse collaborazioni (a partire dalla più importante con Ulay, Uwe Laysiepen, che è stato per molto tempo anche suo compagno di vita) l’hanno resa molto conosciuta nell’ambito dell’arte moderna.
Io e Luca ci siamo trovati un po’ spiazzati davanti all’istallazione della serata (la stessa che resterà poi per 2 mesi e mezzo “in scena” al Moma): lei seduta su una sedia di fronte ad un tavolino (stasera era vestita di rosso), in silenzio e con lo sguardo fisso. Davanti a lei un’altra sedia, per chiunque voglia sedersi. Il tutto al centro dello spazio squadrato del primo piano, illuminato da proiettori.
Di questo si tratta. Stasera in molti hanno aspettato in fila per potersi sedere proprio su quella sedia di fronte alla grande artista. Esibizionismo allo stato puro?
Claudia, un’artista d’arte moderna, ha provato a spiegarci qualcosa di più.
Nel suo campo, la Abramović è famosa per il lavoro sul corpo. Dagi anni Settanta in poi, ha sempre esplorato la relazione tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente.
Tra le sue performance estreme, nel 1974 ha presentato a Napoli Rhythm 0. Dopo aver posato sul tavolo diversi strumenti di dolore e di piacere, ha lasciato che ogni spettatore potesse fare qualsiasi cosa col suo corpo metre lei sarebbe rimasta inerte…! A parte un primo inizio “in sordina”, tra il pubblico, qualcuno (malato!!!) ha iniziato a tagliuzzarle il corpo con le lamette e a succhiarle il sangue, altri hanno iniziato ad approcciarla sessualmente… in tutto questo, lei non ha mai reagito!! È stato solo quando le è stata messa una pistola carica in mano, e un suo dito sul grilletto, che è intervenuto un movimento di protezione!
Il suo obiettivo era quello di affrontare le sue paure circa il proprio corpo, creando un’opera che mettesse in discussione LA PERFORMANCE E L’OGGETTO 😕
Nel 1975, per rievocare l’energia prodotta dal dolore, utilizzò una stella intrisa di petrolio, alla quale diede fuoco al centro della sala. Dopo essersi tagliata diverse parti del corpo e averle gettate nel fuoco (per provocare “scintille, fumo e luce”), decise di saltare attraverso le fiamme al centro della stella. Dopo qualche tempo perse coscienza a causa della mancanza di ossigeno. Un medico in sala e altri spettatori intervennero per salvarla. Il suo commento? Disse di essere molto arrabiata per aver capito che esiste un LIMITE FISICO all’esibizione: senza coscienza non è possibile rimanere concentrati e quindi non si può creare arte…………..
Per permettere al pubblico di capire meglio la portata della sua arte, durante tutta la durata dell’esibizione al Moma, saranno coinvolti anche altri artisti (da lei formati), che riprodurranno le sue performance dalla mattina alla sera, tutti i giorni, mentre lei stessa sarà impegnata nel suo “nuovo assolo”.
Al sesto piano del museo, sarà possibile rileggere tutta la sua storia artistica anche attraverso un catalogo illustrato accompagnato dalla voce dell’artista stessa.
Hai ragione, Luigi, l’opera è data proprio dall’interazione col pubblico… ma il suo lavoro mi rimane sempre “pointless”. Siamo poi andati io e Luca a vedere l’esibizione speciale ospitata al Moma. Io ho la tessera annuale, e così ho goduto dell’anteprima. Erano presenti diversi performer che riproducevano le sue precedenti installazioni; per fortuna niente di violento.
Ci sono i video delle sue passate “performance”: quella di Napoli in cui viene ferita, quella in cui, nuda, si spazzola i capelli fino a farsi sanguinare la cute, quella in cui, sempre nuda, continua a sbattere contro una porta di vetro fino a perder coscienza, o quello in cui raschia le ossa di alcune vacche, le pulisce bene dalla carne e dal sangue ed infine posa (indovina?) nuda e insanguinata sopra le diverse ossa…etc
Il sesso e la violenza sono le due cose che sembrano interessarle di più… Lei dice che arte è provocazione, relazione, stimolo. Rimango ancora non soddisfatta.
I performer posano NUDI (chiaro, no?), e a me non arriva alcuna emozione. Qual è il fine? Ok, all’entrata ci sono un uomo e una donna che “ostacolano” l’ingresso ad una sala. Lo spettatore deve decidere se strusciarsi contro il corpo nudo della donna o di quello dell’uomo (ovviamente, essendo lo spazio di passaggio ridotto al minimo, è chiaro che si viene sfiorati da dietro anche dall’altro corpo…). Qual è il fine? No, proprio non capisco. A me non turba. Semplicemente non capisco, tutto qui.
Oggi parlavo con Liz, e lei mi diceva che questa è Modern Performing Art. Forse a me non piacciono le performance, mi dice. E mi ha fatto vedere il video di Chris Burden (Shoot), girato nel 1971 (!!!) in cui l’artista si riprende mentre si fa sparare al braccio……………!!!!!!!!!!
Marina Abramovic è famosissima nel campo perché unica donna in mezzo ai diversi uomini che negli anni Settanta, hanno dato vita al concetto di performance come arte moderna, all’uso del corpo per rappresentazioni artistiche 😕
L’unica cosa che ho apprezzato è stata l’opera del suo addio artisico e personale con il compagno Ulay, il video di loro due che partono dai due estremi della muraglia cinese per incontrarsi a metà strada e concludere così per sempre la loro collaborazione.
Dopo aver capito meglio il suo percorso artistico, vederla lì seduta al secondo piano mi fa un’altra impressione, lo ammetto. Ma di nuovo mi lascia spiazzata. Mi è impossibile capirne la logica e soprttutto lo scopo. Ok, lei punta su interazione, stimoli e provocazione…… ma per arrivare dove?
Qualcuno può aiutarmi a capire??? 😉
Be io non la conosco, ma mi pare di capire che l’opera consista non solo in quello che fa lei ma anche quello che fanno le persone con lei ed il suo corpo, percio’ quelli che l’hanno tagliuzzata in passato hanno tirato fuori delle parti di loro che altrimenti erano represse. Quindi credo che tu vai davanti a lei stai fermo e la guardi l’opera esprime la tua incapacita’ di relazione con l’opera stessa, se tu ti siedi e cominci a parlare allora significa qualcos’atro se tu fai una performance o qualcos’altro acquista un nuovo significato ecc. Insomma l’artista ti mette difronte ad una possibilita’ quella di interagire con lei, poi l’opera e’ quella di mostrare quello che la gente fa. A Venezia un anno un artista mise un tavolo con una caffettiera l’idea era quella che la gente prendesse un caffe’ e quindi socializzasse. Quando sono entrato c’era una fila di 300m per avere il caffe’ gratis ed il giorno dopo l’hanno messa a 500 lire e non si e’ seduto nessuno. Ora l’opera ha dimostrato che gli italiani sono talmente stupidi da fare 40 min di fila o di piu’ per un caffe’ gratis e da non approfittare del caffe’ e quindi non partecipare all’opera solo perche’ il caffe’ non e’ piu’ gratis (ma comunque costa meno che al bar).
si può fare arte anche stando seduti virtualmente in interet uno di fronte all’altro? e se piace come si fa ad avere un ritorno e valorizzare questa formaq di arte?
luca sono perfettamente d’accordo con te!
Mi ripropongo di andare a vedere la mostra nel suo complesso, per poi formarmi un opinione al riguardo. Quanto visto stasera mi ha lasciato senza dubbio piuttosto perplesso, ma se trovate qualcuno che ha voglia di pagarmi per stare seduto davanti a chiunque abbia il “piacere” di farlo con me… Ben Venga! dategli il mio numero di telefono! …sono troppo poco evoluto, sofisticato e colto per coprendere la portata di cotanta “arte”…