Dopo aver dedicato ogni sforzo possibile alla realizzazione del mio “sogno americano”, nel 2008 (a seguito di diversi viaggi avanti-indietro in Italia), ero riuscita ad ottenere un visto di tre anni, e l’anno scorso ho ottenuto la Green Card.
Ancora non posso votare (in due anni posso chiedere la cittadinanza e allora ne avrò diritto), ma esattamente come quattro anni fa, sono rimasta incollata alla televisione fino alle 2 di notte per assicurarmi che Obama fosse di nuovo Presidente e per ascoltare in diretta il tanto sospirato discorso… È stata dura per Mitt Romney concedere la vittoria all’oppositore e io credo gli ci sia voluto ancora di più prima che parlasse perché, secondo le sue dichiarazioni, non si era preparato il discorso della sconfitta… Too bad he lost (peccato che abbia perso), ihihihihih!!! 🙂
La gente si è riversata su Times Square e nei vari bar e ristoranti della città provvisti di schermi per seguire, tutti uniti, gli esiti delle elezioni.
“Fired up! Ready to go!” è il grido che tutti urlavano all’unisono. Edith Childs, del South Carolina, aveva risposto alla prima campagna di quattro anni fa usando proprio queste parole e lunedì sera, durante l’ultimo discorso tenuto in Iowa, chiedendo il supporto degli elettori per portare a termine il cambiamento che finora è stato solo cominciato, ha concluso proponendo la domanda di Edith: “are you fired up?” (Siete carichi?) a cui il coro di ventimila persone ha risposto con:”Ready to go.” (Pronti ad andare).
Emozionante e motivo di ispirazione il discorso che ha poi seguito la vittoria.
Questa foto l’avevo scattata prima dello spoglio, dopo l’Empire si sarebbe vestito di BLU per celebrare la vittoria Democratica.
Probabilmente tutti voi avrete già visto o letto il discorso, ma ho deciso di sottolinearne qui qualche estratto che ha colpito me.
“Tonight…you reaffirmed the spirit that has triumphed over war and depression. The spirit that has lifted this country from the depths of despair to the great heights of hope. The belief that, while each of us will pursue our own individual dreams, we are an American family, and we rise or fall together as one nation and as one people.“
Questa sera…avete riaffermato lo spirito che ha trionfato sulla guerra e sulla depressione. Lo spirito che ha sollevato questo Paese dagli abissi della depressione fino alle grandi altezze della speranza. Il credo che, mentre ognuno di noi inseguirà i propri sogni come individuo, siamo una famiglia Americana, e ci solleviamo o cadiamo insieme come una nazione e come una persona sola.
“We have our own opinions. Each of us has deeply held beliefs. And when we go through tough times, when we make big decisions as a country, it necessarily stirs passions, stirs up controversy. That won’t change after tonight. And it shouldn’t. These arguments we have are a mark of our liberty, and we can never forget that as we speak, people in distant nations are risking their lives right now just for a chance to argue about the issues that matter the chance to cast their ballots like we did today. But despite all our differences, most of us share certain hopes for America’s future.”
Abbiamo le nostre proprie opinioni. Ognuno di noi è fermamente convinto in quello in cui crede. E quando affrontiamo momenti difficili, quando prendiamo importanti decisioni come Paese, è inevitabile che si agitino le passioni e che si sollevino controversie. Questo non cambierà Dopo stasera. E non dovrebbe cambiare. Questi confronti sono un segno della nostra libertà, e non dovremmo mai dimenticarci che, mentre parliamo altra gente di nazioni lontane stanno rischiando la propria vita proprio ora solo per la possibilità di mettere in discussione questioni sull’opportunità di far contare il proprio voto come abbiamo fatto noi oggi. Ma nonostante le nostre differenze, la maggior parte di noi condivide determinate speranze per il futuro dell’America.
“We want to pass on a country that’s safe and respected and admired around the world… but also a country that moves with confidence beyond this time of war to shape a peace that is built on the promise of freedom and dignity for every human being.“
Vogliamo lasciare un Paese che è sicuro, rispettato e ammirato in tutto il mondo… ma anche un Paese che si muove con fiducia oltre questo tempo di guerra per disegnare una pace che è costruita sulla promessa della libertà e della dignità per ogni essere vivente.
“Now, we will disagree, sometimes fiercely, about how to get there… It’s not always a straight line. It’s not always a smooth path…But that common bond is where we must begin…I have listened to you. I have learned from you. And you’ve made me a better president. And with your stories and your struggles, I return to the White House more determined and more inspired than ever about the work there is to do and the future that lies ahead.”
Ora, non saremo d’accordo, qualche volta con fervore, su come arrivarci… Non è sempre una strada dritta. Non è sempre un sentiero liscio…ma quel legame comune è quello da cui dovremo partire…Vi ho ascoltati. Ho imparato da voi, e mi avete reso un miglior Presidente. Con le vostre storie e le vostre difficoltà, ritorno alla Casa Bianca ancora più determinato e stimolato di sempre sul lavoro che c’è da fare e il futuro che ci aspetta.
“…doesn’t mean your work is done. The role of citizens in our democracy does not end with your vote. America’s never been about what can be done for us; it’s about what can be done by us together, through the hard and frustrating but necessary work of self-government…that’s the principle we were founded on.”
Non significa che il vostro compito è finito. Il ruolo dei cittadini nella nostra democrazia non finisce col vostro voto. L’America non è mai stata quello che può essere fatto per noi; è quello che può essere fatto da noi, tutti insieme attraverso l’arduo e frustrante ma necessario lavoro di auto-governo… che è il principio su cui siamo stati fondati.
“I have never been more hopeful about America. And I ask you to sustain that hope… I believe we can keep the promise of our founding, the idea that if you’re willing to work hard... It doesn’t matter whether you’re black or white or Hispanic or Asian or Native American or young or old or rich or poor, abled, disabled, gay or straight. You can make it here in America if you’re willing to try.”
Non sono mai stato più speranzoso nei confronti dell’America e vi chiedo di sostenere questa speranza… Credo che possiamo portare avanti la. Promessa dei nostri fondatori, l’idea che se avrete voglia di lavorare duro… non ha importanza se siete neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi d’America, giovani, vecchi, ricchi, poveri, capaci, disabili, gay o eterosessuali. Potete farcela qui in America, se ci vorrete provarci fino in fondo.
Bellissimo ed emozionante il titolo del post…..che racchiude una grande e sincera consapevolezza della grande opportunità che hai, e questo ti fa onore.
Vivere in America offre sicuramente più opportunità rispetto a chi vive in un’altra parte del Mondo, una a caso: l’Italia. Noi abbiamo il “porcellum” che va alla grande, tu hai un Presidente che con grande coraggio, umiltà e senza ruberia alcuna riprende in mano le redini di un Paese offuscato dalla crisi. Oltretutto grande maestro di quel raro e prezioso dono che rende un popolo degno di essere chiamato tale: la civiltà!
Questioni di prospettive.
“Credo che possiamo portare avanti la Promessa dei nostri fondatori, l’idea che se avrete voglia di lavorare duro… non ha importanza se siete neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi d’America, giovani, vecchi, ricchi, poveri, capaci, disabili, gay o eterosessuali. Potete farcela qui in America, se vorrete provarci fino in fondo”
Questa è l’essenza pura del sogno americano, riassunto nel suo slogan del 2008 “Yes you can”. Generalmente mi dispiaccio ogni giorno di non essere americana per qualche motivo, ma in questi giorni il dispiacere è stato dovuto al fatto che non essendo americana non ho potuto nè dare il mio nome ad Obama nè gioire fino in fondo per il mio presidente. Eppure una cosa mi ha toccata davvero: Nel suo discorso Obama ha citato in un paio di momenti gli immigranti che si recano in America e in particolar modo ha parlato dei loro sogni e di quelli di tutti gli altri in cui il popolo americano crede. Non so, ma questo mi è sembrato un concetto super moderno. Quale altro presidente ha mai parlato o preso in considerazione i sogni degli immigranti? Di certo nessuno di quelli europei, dove vengono visti come la palla quando si gioca a palla avvelenata, tutti devono evitarla. Quella è l’America vera, quello era il principio su cui si è fondata la sua costituzione con Washington e che riprende vita in modo vigoroso oggi con Obama.. L’America dei sogni possibili, della volontà che è una forza indistruttibile, l’America del DIRITTO alla felicità.
<3 E io me ne innamoro di più ogni giorno, quindi alla fine sono Americana anche io.
… e W la brava Lauretta!!!
W Obama e W l’America!!!!
grazie Laura di tutto di come spieghi le cose.Penso che hai fatto la cosa più giusta di andare in America,è il sogno di tutti e non è facile,ti invidio con affetto!!! baci