Siamo stati fortunatissimi (forse perché si trattava di un martedì di metà gennaio), ma siamo riusciti a trovare i biglietti di In The Hights al 50% (!!!) da TKTS di Times Square.
Tra tutti i musical, questo era quello che volevo assolutamente andare a vedere. È uscito nel 2008, e non so perché ho sempre rimandato… per fortuna il viaggio di nozze di Gaia e Pablo mi hanno regalato il giusto pretesto
In fila per i biglietti abbiamo conosciuto anche due ragazze italiane che “si sono lasciate convincere” e ci hanno seguito nella scelta dello spettacolo. Ho parlato loro durante l’intervallo e mi sembravano soddsfatte!
Appena ci siamo seduti a teatro, la signora che lavorava come hostess è venuta a chiederci se parlavamo bene l’inglese, perché molta della trama è raccontata da Usnavi, il protagonista, cantando in rap
Non ho avuto nessun problema di comprensione (anche se di sicuro qualche parola me la sono persa), ma credo si possa capire abbastanza della trama anche solo grazie alle coreografie e alle espressioni degli artisti…
il musical è coinvolgente, straripante di energia e pieno di significato. Merita di essere visto a tutti gli effetti!!!
Porta in scena Washington Heights, quartiere di New York, e i suoi abitanti, soprattutto immigrati domenicani, cubani e portoricani. La musica e le coreografie sono un perfetto mix di hip-hop, salsa, merengue e R&B. Il vecchio e il nuovo insieme, e la musica non è altro che lo specchio della cultura.
Le tradizioni culturali si fondono e confondono: i giovani nati da famiglie di immigrati, vivono in bilico tra la coltura del paese d’origine (e il sogno di potervici tornare prima o poi), e la realtà americana. Da una parte l’appartenenza ad una diversa società (quella newyorkese, e più nello specifico quella di Washington Heights), dall’altra il sentirsi parte del proprio paese d’origine.
Ho sempre pensato ai conflitti emotivi di un emigrato (magari, come spesso succedeva, “costretto a migrare” alla ricerca di una nuova vita), ma non mi sono mai fermata a riflettere sui sentimenti dei figli, che crescono ascoltando le storie che i genitori raccontano della “Terra madre”.
È eccezionale! L’intero teatro percepisce le emozioni che esplodono dal palco, e rimane coinvolto in un vortice di pura gioia, entusiasmo e forza che proviene dagli attori in scena.
Nonostante la semplicità della trama, il messaggio non può non fare centro nei nostri cuori: è la storia di un uomo che cerca la realizzazione dei propri sogni nelle proprie radici lontane, e che scopre la felicità nel quartiere in cui è cresciuto. Questa è la sua vera casa ormai, ed è qui che i suoi sogni diventano realtà.
È un’aria fresca su temi profondi. Ha un ritmo vibrante che arriva direttamente al cuore. Alterna in maniera armonica balletti energetici e potenti a canzoni che tolgono il fiato, e sottolinea l’importanza della casa, della famiglia, e del senso d’appartenenza.
Entusiasma, emoziona e commuove attraverso il cambiamento dei protagonisti, tra sogni, speranze e la pressione del quesito più importante: quali tradizioni seguire e quali abbandonare.
È vero che si tende a preferire un musical conosciuto per non aver problemi con la comprensione, ma in questo caso vi suggerisco vivamente di leggere la trama e andare a teatro per esplorare qualcosa di nuovo. Tra tutti i musical in scena al momento, dovendone sceglierne uno, vi raccomanderei questo!