Ho conosciuto Margherita ad una piacevolissima tavolata di solo donne; non programmata e riuscita alla grande! Pur vivendo entrambe a NYC, era quasi un anno che non rivedevo la mia amica Laura così abbiamo segnato sul calendario la nostra cena (molto newyorkesi noi!). Abbiamo deciso di andare da Abbottega e a noi si sono unite prima Margherita poi Fabiana (La voce di New York): serata STUPENDA!!!
Margherita, oltre ad essere una straordinaria fotografa dedica buona parte del suo tempo e del suo lavoro a cause umanitarie ed ha un modo di esprimersi che incanta.
Le ho chiesto di scrivere qualcosa per VivereNewYork, così sono felicissima di poter condividere con voi il suo contributo:
Cronaca di una notte che oscilla
Un drink nel locale alla moda, ha un nome che ricorda una ricetta di cucina povera, ma di povero non c’è nulla, un lungo bancone, luci posizionate ad arte, arredi chic, cucina immacolata a vista, avventori eleganti.
Al bancone siede un uomo di imbarazzante bellezza, è un attore.
E’ lì da solo.
Accanto c’è un giornalista di Forbes che intervista uno chef stellato proprietario di ristoranti di lusso e famoso anche in Tv, porta la camicia bianca aperta e una barba disegnata ad arte, discutibile arte, da qualche barbiere alla moda.
Gli chef a New York sono delle vere celebrità.
Ti ritrovi poi in un locale che sembra un banale ristorante, è vuoto, lo attraversi e apri una porta su cui c’è scritto “Private“, sali le scale e c’è odore di fiori, legno e miele.
È un bar che sembra arredato da Lewis Carroll mentre immagina Alice che precipita fra mobili tavoli e specchi tutti intorno a se.
Sulla finestra la scritta luminosa Exit.
Se non fossimo al secondo piano di un palazzo piccolo e basso sarebbe istigazione al suicidio.
Tre musicisti suonano nella penombra, la sorridente cameriera indossa un cappello tipo borsalino e si prende cura dei presenti.
Dopo un paio di ore si leva il cappello e comincia a cantare, non sembra nemmeno più lei.
Bella la voce e silenzio in sala.
Finisce la musica e lei calza di nuovo il suo cappello.
Il locale si svuota, un taxi verso un hotel a Williamsburg, dal rooftop la vista su Manhattan è incantevole, il passaggio dal lussuoso hotel con vista ad un inquietante bar dotato di bowling è rapido e deciso.
C’è il ragazzo americano dai capelli rossi giovane e di successo, si occupa di arte, l’affascinante donna producer televisiva, la giovane attrice italiana dagli occhi verdi, il suo fidanzato musicista svizzero (che gestisce un locale surreale) e un altro italiano che si è di recente tatuato dei versi di Lou Reed sul polso, è di origini siciliane e presto volerà a Miami.
Accanto a noi sulla pista giocano delle donne nerborute e molto tatuate, si rotolano sulla pista ad ogni strike, più barcollanti di un birillo in discesa.
Caraffe di plastica piene di birra e scarpe bicolori ai piedi, finisce l’estenuante partita, non c’è più nessuno.
Altro taxi, altro locale, birra a poco prezzo, giochi da tavola.
Sosta in un Deli, acquisto di pane e formaggio, infiniti scaffali di roba che non scade mai.
Ci trasferiamo sul tetto della casa dello svizzero ad ammirare il panorama.
Lo svizzero e la giovane italiana dormono in cucina io e il ragazzo con il tatuaggio con i versi di Lou Reed in un letto a castello, abitato al piano di sotto anche da un brasiliano che produce incenso ahimè in camera.
Poco dopo l’alba mi sveglia Il telefono, è Felice un immigrato napoletano, è un ex pasticcere avanti negli anni, insegna ancora arti marziali, canta ai matrimoni ed è agente immobiliare. Non si sa mai.
Vuole prendere un caffè a Green Point, pare ci sia caffetteria napoletana.
Purtroppo devo declinare l’invito, devo andare al Metropolitan o forse a Coney Island con il ragazzo che ama Lou Reed.
L’anniversario di Lou Reed e Coney island
Il Mercury Lounge ha ricordato Lou Reed con un concerto nel giorno dell’anniversario della sua morte, una band che sia chiama Tits of Clay ha eseguito Transformer con ospiti femminili che si sono avvicendate sul palco, una di loro sembrava Nico, l’altra era Lena Hall che oltre ad essere un incredibile animale da palcoscenico ha vinto un Tony Award, che non è proprio un premio per tutti.
Il Mercury Lounge è vicinissimo a Katz, il famoso ristorante del pastrami noto anche per l’orgasmo di Meg Ryan in Harry ti presento Sally, ma io al pastrami preferisco un lobster roll di imbarazzante bontà, 16 dollari deliziosamente spesi.
Se Coney Island è l’album considerato il seguito di Transformer dopo il concerto tributo bisogna andare a Coney Island.
C’è il sole ma è comunque poco più che un triste lungomare, soprattutto in autunno, le giostre sono chiuse, i tempi dei Freaks e del divertimento domenicale sono lontani forse d’estate è più affascinante, sicuramente molto trash.
Se cammini nel sole e osservi il passeggio puoi però immaginare.
Il mare d’inverno ha sempre il suo malinconico fascino e mentre mangi un hot dog del famoso Nathan’s puoi imbatterti in famiglie di ebrei ortodossi con i loro grossi cappelli neri o in ragazzini in skateboard da non confondere con gli hipster barbuti di Williamsburg che sfrecciano su Bedford Avenue con le loro camice a quadri genere plaid.
Metropolitan e Metropolitana
Il Metropolitan è mastodontico.
Il ragazzo con il tatuaggio di Lou Reed mi costringe a visita lampo, abbiamo poco tempo, per fortuna l’ingresso del Met è a donazione anche se loro “suggeriscono” 25 Dollari.
Ci siamo persi più volte, io volevo vedere le Pere Mele di Cezanne lui l’arte dei nativi americani, abbiamo attraversato la parte sugli Egizi con disdicevole superficialità parlando di qualunque altra cosa.
Sedersi sulle scale e osservare il continuo fluire di gente è spettacolo altrettanto interessante, anche se non sublime come l’arte che il Met custodisce.
Riflettere sulla verticalità di Manhattan che si sviluppa in altezza, che stipa nei suoi grattacieli, più di 1 milione e mezzo di persone, suppongo almeno metà di loro più gli abitanti degli altri 4 boroughs ogni giorno sfrecciano in orizzontale nei sotterranei della Metropolitana.
La Subway è un pulsante cuore, un mondo misterioso che ha le sue caratteristiche e che può regalare scenari diversissimi a seconda di stazioni, vagoni, orari, numeri e colori, imparare a domare l’intricato reticolo è una grande soddisfazione.
La Metropolitana oltre a portarti ovunque e offrirti spettacoli umani di ogni sorta ti consiglia, rimprovera e allerta, come ad esempio di non diventare una statistica, cioè di non aumentare la percentuale di gente che si ferisce o muore sotto ai treni, che sia errore o volontà, ti indica chirurghi plastici e scuole, corsi e spettacoli, ci sono anche predicatori accanto agli instancabili musicisti che ti chiedono se il Diavolo esista.
Se esiste sono certa che a Union Square un paio di volte è sceso anche lui.
Union Square è fermata imprescindibile, crocevia di quasi tutte le linee, l’agognata meta da raggiungere dagli Warriors nel film “I guerrieri della notte” che proprio nei bagni della stazione combattono con i Punks, la banda in pattini e salopette.
Metropolitan e Metropolitana, due mastodontici indefinibili luoghi dove passi con disinvoltura da un’epoca ad un’altra, da un paese ad un altro, se sbagli anche un solo un passo sei altrove, questa città è un continuo essere altrove, un quartiere è coreano, uno francese, uno cinese e via dicendo, un frullatore che ti risucchia e abbaglia, confonde ed entusiasma, le contraddizioni sono lampanti, la noia una sconosciuta.
Io dico che se si ha tempo è bello perdersi, trovare qui il proprio altrove, almeno per un po’.
http://www.margheritamirabella.com/margherita-mirabella/postcards-from-new-york
In ordine di apparizone:
~ Gato, 324 Lafayette St
~ 2ND Floor on Clinton, 67 Clinton Street
~ Wythe Hotel, 80 Wythe Av. Brooklyn
~ Bar con Bowling da qualche parte vicino al Wythe
~ Lobster Joint, 201 E Houston St